Nonostante si taccia la parola “paura”, è innegabile che il sentimento viva nei processi aziendali e che abbia la forza di fermare i lavori, generando conflitti e insuccessi. L’autore afferma che la paura in azienda è silenziosamente presente, ed è possibile misurarla attraverso i suoi segnali: riunioni inconcludenti, procedimenti eccessivamente burocratizzati, il nascondersi dietro luoghi comuni come “ho sempre fatto così, non mi compete…”. Al contrario, le aziende dove il livello di paura è basso, o comunque controllato, sono organizzazioni di successo. Quindi occorre comprenderla, riconoscerla, modularla per trasformarla in paura positiva, in quella spinta che permette che le cose accadano.