L'autrice analizza nel suo saggio la povertà negli Stati Uniti, evidenziando come i poveri, considerati dall’opinione pubblica degli sfaticati incapaci di trovare lavoro, siano non solo esclusi dal sistema di welfare statunitense ma, nei casi di povertà estrema, addirittura criminalizzati. Homeless, barboni, mendicanti subiscono continuamente la pressione del diritto, che nei vari Stati punisce con pene anche carcerarie chiunque si ritrovi, suo malgrado, a vivere e sopravvivere in strada senza una casa. La povertà americana, come quella di tanti altri luoghi nel mondo, non ha nulla di naturale, non è cioè il risultato di eventi estranei all’agire umano (catastrofi naturali, eventi climatici imprevedibili, o quant’altro). È una povertà artificiale, frutto delle scelte politiche e dell’intreccio fra mercato e diritto.