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Vandana Shiva
Campi di Battaglia
Biodiversità e agricoltura industriale
Edizioni Ambiente
Pag. 136 Formato: 13 x 18,5 cm. Anno: 2009 ISBN: 978-88-96238-17-2
€. 14.46 €. 13.74 (-5%)
Il dibattito sull’impiego dei prodotti dell’ingegneria genetica in agricoltura è caratterizzato dall’insistente ricorrere di argomentazioni che diventano quasi luoghi comuni.
Una di queste, certamente tra le meno dimostrabili, presenta gli organismi geneticamente modificati come una sorta di soluzione miracolosa per il problema della fame nel mondo. Non è la prima volta che a questo proposito si sente parlare di miracolo; anche la prima industrializzazione dell’agricoltura (la cosiddetta “rivoluzione verde”) avrebbe dovuto risolvere il “problema”, ma con le sue conseguenze stiamo ancora facendo i conti.
In questo volume Vandana Shiva ripercorre le ragioni che sottendevano l’imposizione del modello agricolo industrializzato della “rivoluzione verde” e quelle che oggi vengono portate a sostegno del biotech. E con tenacia implacabile le smonta. Lo fa svelando i fallimenti e i nuovi rischi proposti da un’agricoltura pensata al di fuori dei contesti ambientali e sociali in cui verrà praticata, un’agricoltura che globalizza i costi ma non i benefici, accentuando le disparità tra Nord e Sud del mondo. Le testimonianze riportate dall’autrice sugli impatti dell’agricoltura industriale, in particolare nel subcontinente indiano, costituiscono un atto d’accusa circostanziato che mette in evidenza i processi di distruzione del maggiore patrimonio di cui sono in possesso i paesi del Terzo Mondo: la biodiversità.
L’industrializzazione dell’agricoltura va a sostituire pratiche fondate su una millenaria conoscenza dell’ambiente e sulla conseguente capacità di usarne le risorse senza comprometterle, traendo dalla natura tutto ciò che essa offre. Una sostituzione che spinge verso l’estinzione non solo specie animali e vegetali, ma anche culture e assetti sociali radicati. Con effetti devastanti e irreversibili. Solo un’agricoltura che fa della biodiversità la propria essenziale risorsa potrà, secondo l’autrice, offrire una speranza per la soluzione sostenibile dei problemi di nutrimento di un’umanità in inarrestabile crescita.
Vandana Shiva, scienziata, filosofa, fondatrice di organismi di ricerca e di movimenti per la difesa delle comunità locali, delle loro risorse e delle donne in particolare, è una delle voci di maggior prestigio sulle tematiche più controverse della globalizzazione. Dal suo pensiero e dalle azioni intraprese emerge un’articolata e concreta alternativa ai processi di distruzione degli equilibri ambientali e sociali del Terzo Mondo. Tra i molti riconoscimenti che le sono stati attribuiti va citato il Premio Nobel Alternativo (Right Livelihood Award), ricevuto nel 1993.
Tra i suoi titoli pubblicati in Italia ricordiamo: Sopravvivere allo sviluppo (ISEDI, 1990), Monocolture della mente (Bollati Boringhieri, 1995), Biopirateria (CUEN, 2000), Vacche sacre e mucche pazze (DeriveApprodi, 2001)
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