Sebbene la scienza occidentale punti perlopiù a padroneggiare il mondo materiale, e sappia molto poco sulla nostra coscienza, ha già cominciato a spiegarci come a molte afflizioni fisiche e psicologiche si possa dare una spiegazione (e una soluzione) ricercandone l’origine nel proprio passato: ma il dottor Tomlinson, un esperto a livello europeo di terapia della regressione, si spinge ben oltre. Appoggiandosi a numerosi quanto avvincenti casi-studio, gli ci spiega che l’approccio terapeutico fondato sulla regressione consente di risalire a cause che affondano le radici nelle vite precedenti, o in ciò che l’anima esperisce fra un’incarnazione e l’altra, e quindi di curare dolori cronici altrimenti inspiegabili, schemi comportamentali deleteri quanto reiterati, nevrosi, incubi, fobie. Il libro è corredato di un’accurata e chiarissima spiegazione del metodo terapeutico in ogni sua fase, ed è dunque un prezioso strumento sia per i lettori affascinati dal tema delle vite passate e dei ricordi dell’anima fra una vita e l’altra, sia per i terapeuti che desiderano imparare nuove tecniche e soprattutto un metodo ormai diffuso e consolidato, che si rivolge a tutti, anche agli scettici (la terapia funziona anche per coloro che non credono nella reincarnazione) per guarire non solo il corpo ma anche lo spirito.

Un lama tibetano e un medico affrontano insieme un problema che è al centro della riflessione della medicina contemporanea. Gli spunti che offrono sono straordinariamente fecondi tanto per chi è affetto da una grave malattia, quanto per chi lo accompagna e lo cura. Di questo libro hanno scritto: «Avevo dei dubbi su come Chokyi Nyima Rinpoche potesse capire le sfide emotive davanti alle quali si trovano i medici, ma ho scoperto che ha fatto centro ad ogni pagina. Magnifico!» (Jon Kabat-Zinn, autore di Dovunque tu vada, ci sei già). «Questo è un libro prezioso per chiunque lavori nel campo della salute, abbia il sincero desiderio di aiutare i pazienti e intenda passare all’azione senza rischiare il burn-out. Sarà inestimabile anche per chi, nella professione medica, ha avuto un tempo questo desiderio, ed è pronto a riprendere un approccio di cura improntato a una profonda compassione. E altrettanto prezioso anche per i malati terminali, nonché per i formatori che rivolgono i loro corsi ai professionisti della salute» (Journal of Travel Medicine).