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Vaj C.
Totem e il briccone
dipingere il sogno
Ecig
Pag. 182
Formato: 14 x 21 cm.
Anno: 2005
ISBN: 978-88-7545-997-0
€. 14.00 €. 13.30 (-5%)
Una sorprendente tecnica di guarigione. Il Giorno e la Notte hanno forma differenti, ma viaggiano verso un'unica meta: esse allattano entrambe l'Infante divino. Nella forma, questo libro è la cronaca di una psicoterapia. In realtà, l'attore principe non è il paziente, bensì il suo farsi sogno. Non è una novità, in psicologia, che il sogno sia strumento di guarigione, né rappresenta una sorpresa la peculiarità del sognatore, un prete in crisi d'identità il quale, al termine di un profondo travaglio interiore, dismesso del proprio abito talare, convola a nozze...
L'originalità dell'autore sta nell'aver isolato dal contesto degli altri interpreti i due attori co-protagonisti dell'esperienza onirica, assegnando loro una dimensione nuova. Essi sono Totem e il briccone.
Totem è l'austero, lo stregone temibile, l'angosciante che estirpa i nostri impulsi vitali e spegne il sorriso sulle labbra. Il briccone, che lo precede nella dimora della psiche e che forzatamente con lui coabita, è l'espressione pura del sorriso anteriore agli dèi e al peccato (Octavio Paz), è il sorriso dipinto dal bambino sulla faccia del sole, è la risata sconcia della dea giapponese Uzumé che alzò la gonna, mostrò i suoi seni e si mise a danzare e obbligò la dea sole, nascosta in una caverna, a uscire fuori; e gli dèi emisero una fragorosa risata e il loro riso fece tremare i pilastri del ciclo. In principio fu il riso: il mondo ha inizio con un ballo indecente e una risata. E di risate abbonda questa psicoterapia che, inevitabilmente, coinvolgerà il lettore, a dimostrare che, per guarire, non è necessario affidarsi a maestri severi o rigorosi, ma è sufficiente quella giocosa guida interiore che è il sogno.
Proprio perché si accompagna al sorriso, questo è un libro terapeutico, a confermare che, se il paziente non ride buona parte del tempo, non si sta facendo Terapia Provocativa (Frank Farrelly). Ma, il successo di questa non è scontato, perché il burlone dovrà prima confrontarsi con il temibile Totem; e il lettore, identificandosi ora con uno ora con l'altro dei contendenti, sperimenterà su di sé quale dei due avrà la meglio.
In conclusione, egli vivrà sotto nuova luce la sua stessa esperienza onirica, riproducendone, com-plice la pittura, le emozioni: nell'emotività, infatti, e non nell'interpretazione sta l'efficacia guaritrice del sognare.
E con una guarigione si risolve, appunto, questa terapia. Anche il lettore, come il paziente del racconto, si svestirà dei propri abiti totemici e, finalmente mondato, potrà applicare alla vita da sveglio gli insegnamenti del Sogno.
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