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DISPONIBILITÀ IMMEDIATA
Aurobindo
Savitri - Volume 1
Leggenda e simbolo- Edizione Integrale
Mediterranee
Pag. 455
Formato: 15,5 x 24 cm.
Anno: 1996-2018
ISBN: 978-88-2722-863-0


€. 34.00 €. 32.30 (-5%)

  

XXXX Prima traduzione integrale di Paola De Paolis. La leggenda di Savitri (la passione di una donna sola nel suo terribile silenzio e la sua forza, che si oppone alla Morte, [il dio] che separa le anime) si trova nel Mahabharata, l'antica epopea indiana dell'era vedica.

Al re Aswapati che, senza discendenza, aveva praticato lunghe austerità e offerto numerosi sacrifici, appare la dea Savitri ad annunciargli la nascita d'una figlia.
A questa egli darà il nome della dea. Giunta all'età di sposarsi, e la forza della sua personalità allontanando ogni pretendente, il padre la invita a trovare lei stessa, viaggiando per il mondo, il suo compagno. E Savitri sceglierà Satyavan, figlio di Dyumatsena, il re cieco spodestato dai suoi nemici che vive in eremitaggio nella foresta. Narad, il poeta e veggente che si trova alla corte del re Aswapati proprio al ritorno di Savitri, rivela che la scelta è funesta perché Satyavan è destinato a morire di lì ad un anno. Ma Savitri resta fedele alla propria scelta: sposa Satyavan e va a vivere con lui nell'eremitaggio, nascondendo in cuor suo l'angoscia dell'attesa del giorno del fato. Quando la morte verrà a prendere il suo sposo, lei, che lo ha accompagnato a far legna nella foresta, affronterà Yama, il dio della Morte, dal quale riuscirà ad ottenere diversi favori e, in ultimo, il ritorno di Satyavan alla vita. Sri Aurobindo, che definì il suo poema "una leggenda e un simbolo", annotava in uno dei suoi taccuini:

La leggenda di Satyavan e Savitri è raccontata nel Mahabharata come una storia d'amore coniugale che conquista la morte. Ma questa leggenda è, come indicano vari aspetti della storia umana, uno dei tanti miti simbolici del ciclo vedico.

Satyavan è l'anima che porta in sé la divina verità d'essere, ma che è discesa nella stretta della morte e dell'ignoranza; Savitri è la Parola Divina, la figlia del Sole, la dea della suprema Verità che discende e nasce per salvare; Aswapati, il Signore del Cavallo, padre umano di lei, è il Signore della Tapasya, l'energia concentrata dello sforzo spirituale che ci aiuta a sollevarci dai piani mortali a quelli immortali; Dyumatsena, il Signore degli Eserciti Splendenti, padre di Satyavan, è la Mente Divina divenuta quaggiù cieca, che perde il suo regno celeste di visione e, a causa di questa perdita, il suo regno di gloria.

Comunque, non si tratta semplicemente d'una allegoria, i personaggi non sono delle qualità personificate, ma incarnazioni o emanazioni di Forze viventi e coscienti con cui possiamo entrare concretamente in contatto e che assumono corpi umani per aiutare l'uomo e mostrargli il cammino che va dal suo stato mortale a una coscienza divina e una vita immortale.

Così, fra l'altro, Mère parlava di Savitri a un discepolo:

È la più bella cosa ch'Egli abbia lasciato per l'uomo, la più alta possibile...
(...) Ho studiato le migliori opere in greco, in latino, in inglese e naturalmente in francese, anche in tedesco, e tutte le grandi creazioni dell'Occidente e dell'Oriente, comprese le grandi epopee; ma ripeto, non ho trovato da nessuna parte qualcosa di comparabile a Savitri. Tutte queste letterature mi sembrano vuote, piatte, vane, senza alcuna realtà profonda - a parte delle rare eccezioni... e anch'esse non rappresentano che una piccola frazione di ciò che è Savitri. (...) È una cosa immortale ed eterna ch'Egli ha creato. (...) Non c'è niente d'analogo nel mondo intero. Se lasciamo da parte la visione della realtà, cioè la sostanza essenziale che è il fondo dell'ispirazione, e teniamo conto solo dei versi in se stessi, li troveremo unici, del più elevato genere classico. Ciò ch'Egli ha creato, è qualcosa che l'uomo non può immaginare. Perché c'è tutto, tutto.

Si può dire che Savitri è una rivelazione, è una meditazione, è una ricerca dell'Infinito, dell'Eterno. Se lo si legge con questa aspirazione verso l'Immortalità, la lettura stessa servirà da guida verso l'Immortalità. Leggere Savitri è in effetti fare dello yoga, della concentrazione spirituale; ci si può trovare tutto quello di cui si ha bisogno per realizzare il Divino. Ogni passo dello yoga è segnato qui, compreso il segreto di tutti gli altri yoga. (...) c'è tutto: il misticismo, l'occultismo, la filosofia, la storia dell'evoluzione, la storia dell'uomo, degli dei, della creazione, della Natura. Come l'universo è stato creato, perché, per quale fine, quale destino.

Tutto è lì. Lì dentro potete trovare tutte le risposte a tutte le vostre domande. Tutto è spiegato, anche l'avvenire dell'uomo e dell'evoluzione, tutto ciò che nessuno sa ancora. Egli l'ha formulato in parole belle e chiare perché gli avventurieri spirituali che vogliono risolvere i misteri del mondo possano comprenderlo più facilmente. Ma il mistero è ben nascosto, dietro le parole e i versi e occorre salire fino al livello voluto della vera coscienza per scoprirlo. Tutte le profezie, tutto ciò che avverrà è presentato con una chiarezza precisa e meravigliosa. Sri Aurobindo vi dà qui la chiave per trovare la Verità, per scoprire la Coscienza, per risolvere il problema di ciò che è l'universo. Ha anche detto come aprire la porta dell'incoscienza affinché la luce possa penetrarvi per trasformarla. Ha mostrato il cammino per liberarsi dall'ignoranza e salire fino alla sovracoscienza; ogni tappa, ogni piano di coscienza, come si possono scalare, come si può anche superare la barriera della morte e arrivare all'Immortalità.
 
Troverete tutto il percorso in dettaglio
, e avanzando potete scoprire cose del tutto sconosciute dell'uomo. Ecco che cos'è Savitri, e altre cose ancora. È una vera esperienza leggere Savitri.

Tutti i segreti che l'uomo possedeva, Egli li ha rivelati; così come tutto ciò che l'attende nel futuro: tutto questo si trova al fondo di Savitri, ma occorre avere la conoscenza per scoprirlo, l'esperienza dei piani di coscienza, l'esperienza della Sovramente, l'esperienza anche della conquista della Morte. Egli ha indicato tutte le tappe, marcato ogni passo per avanzare d'una maniera integrale nello Yoga Integrale. (...) chiunque voglia praticare lo yoga, se prova sinceramente e ne sente la necessità, potrà con l'aiuto di Savitri salire al più alto grado della scala dello yoga, potrà trovare il segreto che rappresenta Savitri. E questo senza l'aiuto di alcun guru. (...) perché tutto quello di cui avrà bisogno lo troverà in Savitri.

(...) Insomma, Savitri è qualcosa di concreto, di vivente, è tutto riempito di coscienza, è la conoscenza suprema al di sopra di tutte le filosofie, di tutte le religioni umane. E' la via spirituale, è lo yoga, la tapasya - sadhana, tutto, in un corpo unico. Savitri ha un potere straordinario, proietta vibrazioni per colui che può riceverle, le vere vibrazioni di ogni tappa della coscienza. È incomparabile, è la Verità nella sua pienezza, quella che Sri Aurobindo ha fatto discendere sulla terra. (...)


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  • informazioni sull'Autore: Aurobindo
    Aurobindo
    Aurobindo Ghose (Calcutta, 1872 – Pondicherry, 1950). Inviato a sette anni dal padre, medico condotto, a studiare in Inghilterra, a Manchester, Londra e infine Cambridge (dove vinse tutti i premi di versificazione greca e latina), lettore insaziabile, in gravi difficoltà economiche, assimila in breve tempo tutta la cultura europea leggendone i classici, antichi, medievali e moderni, nelle lingue originali, compreso il nostro Dante. La sua ri-nazionalizzazione cominciò solo a vent’anni, al suo rientro in India: gli basteranno tredici anni per re-indianizzarsi fino al midollo: apprende il sanscrito, il bengali e molte lingue indiane moderne, assimilando profondamente nel contempo tutto il vasto patrimonio culturale e religioso del suo paese.
    La sua attività è subito intensissima: oltre a insegnare francese e inglese al College di Baroda (di cui diventa presto Rettore), svolge come giornalista, oratore e organizzatore una formidabile attività rivoluzionaria per la liberazione dell’India dal giogo britannico. Già la serie di articoli che, ventunenne, aveva cominciato a scrivere sul quotidiano di Bombay Hindu Prakash era stata interrotta dalle autorità. Ma è soprattutto sulle pagine del quotidiano inglese Bande Mataram ch’egli ispirerà come nessun altro il nascente movimento nazionalista, in un tempo in cui parlare di completa indipendenza era considerato ‘un delirio da pazzi’. L’India, nella chiara visione di lui, doveva innanzitutto conquistare la libertà per realizzare in futuro il suo speciale destino […]
    I suoi articoli, riportati sulle colonne del Times di Londra, gli valgono un primo arresto per sedizione nel 1907. Liberato su cauzione, viene arrestato l’anno dopo per implicazioni indirette nel fallito attentato a un giudice britannico. Nel forzato isolamento di un anno nel carcere di Alipore approfondisce quella dimensione interiore e spirituale le cui porte gli si erano spalancate dopo l’esperienza – ottenuta in soli tre giorni e da allora stabilita per sempre – del silenzio mentale, in seguito al suo incontro con Baskar Lele, uno yogi del Maharashtra che aveva indovinato, dietro l’eroismo del giovane rivoluzionario, il destino di una grande anima.
    Gli Inglesi, che credevano di poter mettere finalmente a tacere l’uomo più pericoloso con cui avevano fino a quel momento avuto a che fare (come dichiarò l’allora viceré dell’India Lord Minto), lo videro di nuovo libero nel 1909, dopo un clamoroso processo. Il Bande Mataram era
    stato soppresso, la maggior parte dei leader nazionalisti imprigionati, deportati o in esilio. Dopo le cruciali esperienze vissute in carcere, la visione che Sri Aurobindo aveva della vita era radicalmente cambiata e il suo lavoro vòlto ormai a uno scopo universale nella sua portata e interessato a tutto il futuro dell’umanità. Fonda un nuovo settimanale in inglese, il Karmayogin, ed uno in bengali, il Dharma, ma tanto i suoi scritti quanto i suoi discorsi, che riaccendono lo spirito d’indipendenza in folle crescenti, fluiscono ormai da un assoluto silenzio della mente. Nel 1910 un nuovo mandato d’arresto per sedizione cade in sua assenza: obbedendo a un preciso adesh [comando divino], egli era partito clandestinamente per Pondicherry, allora colonia francese, dove sarebbe rimasto ininterrottamente per quarant’anni, concentrato in una sadhana senza precedenti – fatta non per se stesso, ma per aprire una via affinché la coscienza terrestre cambi: Lungi dal mio scopo propagare qualche religione, nuova od antica, per l’umanità in futuro. C’è una via da aprire che è ancora bloccata, non una religione da fondare.
    Dal ’14 al ’21 pubblica Arya, un mensile in inglese dove le sue esperienze interiori andranno costituendo il corpo fondamentale di quegli scritti che forse è improprio definire ‘filosofici’: La Vita Divina (suo capolavoro in prosa, summa delle sue esperienze spirituali e la più grande sintesi culturale fra Oriente e Occidente dei nostri tempi), La Sintesi dello Yoga, Il Segreto dei Veda, le traduzioni e i commenti alle Upanishad, L’Ideale dell’Unità Umana, i Saggi sulla Bhagavad Gita, Il Ciclo Umano, La Poesia futura, I fondamenti della cultura indiana. A questa prodigiosa produzione […] si affiancherà un’altrettanto prodigiosa produzione letteraria, poetica e teatrale.
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