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In questa sezione trovate migliaia di testi selezionati e continuamente aggiornati. Nella colonna centrale sono (Continua...)

DISPONIBILITÀ IMMEDIATA
Osho
La Vera Saggezza
Bompiani
Pag. 320
Formato: 12,5 x 19 cm.
Anno: 2004
ISBN: 978-88-452-3286-2


€. 8.50 €. 8.07 (-5%)

  

Commenti a storie e aneddoti dei Chassidim "Cammina nella tua oscurità… perché camminando, brancolando, a poco a poco, anche tu troverai la tua luce. Quando hai la tua oscurità, la luce non è molto lontana. Quando la notte è buia, l’alba è vicina… a portata di mano. Una volta divenuto dipendente da una luce presa in prestito, sarai perduto. L’oscurità non è mai così pericolosa quanto una luce presa in prestito. Conoscere è bene, ma il sapere non è un bene. La conoscenza è una cosa che ti appartiene, il sapere è di altri." Osho

Capitolo primo
CAMMINARE CON LA PROPRIA LUCE
Quando entri dentro di te, senti che stai entrando in uno spazio in cui ti perderai, proprio come si perde una goccia d’acqua che entra nell’oceano. Ti perdi: è questa la paura. È per questo che hai paura della morte e cominci a sognare… il futuro, le proiezioni. Entrare nel proprio essere è sempre come morire. È una crocefissione. È una croce. Ma se sei abbastanza coraggioso … e i codardi non diventano mai religiosi. Soltanto rarissime anime coraggiose, che si assumono il rischio di perdersi, arrivano. Si deve pagare per questo, solo così ti realizzerai. Devi perderti per trovare. Non dipendere dalla luce di un altro. È persino meglio che tu brancoli nel buio, ma che almeno sia il tuo buio! La luce di un altro non serve a nulla; persino la propria oscurità è preferibile. Almeno si tratta della propria oscurità, della propria realtà. E se vivi nella tua oscurità, diventerà man mano sempre meno profonda. Riuscirai ad avanzare a tentoni. Imparerai l’arte, non cadrai più.

Capitolo secondo
LA NATURA DELL’ESISTENZA
Se la felicità ha una causa, sei pronto a essere infelice in qualsiasi momento. Sei proprio in bilico, perché la causa può scomparire; allora la felicità sparirà. Finché non sei semplicemente felice, senza una causa visibile o invisibile; finché non sei semplicemente felice - irragionevolmente, irrazionalmente, illogicamente, pazzamente - non sei felice. Succede, è quello che sta succedendo in tutto il mondo. Sforzati più che puoi e diventerai infelice; più ti sforzi, più sarai frustrato. Chiedilo a coloro che si sono risvegliati, tutti coloro che sanno dicono: "Vai in cerca della felicità e sarai infelice". Accetta l’infelicità e improvvisamente sei felice; perché non c’è più sforzo, e la grazia è sempre a disposizione. Attraverso il tuo sforzo la spingi via. Non la spingere.

Capitolo terzo
IL GUARDIANO
Quando ti arrabbi, punisci te stesso per colpa di un altro. La reazione è inconsapevole, la risposta è un fenomeno di totale presenza mentale. Ma non ti puoi semplicemente spostare dalla reazione alla risposta, non è una decisione. Fra le due, è necessario il ricordo di sé, è necessaria la consapevolezza. Altrimenti, prima ancora di essertene accorto, avrai già reagito. Qualcuno ti insulta e prima ancora di saperlo sei già arrabbiato, la rabbia è subentrata. È un fenomeno di tale sottigliezza… È necessaria una profonda consapevolezza, è necessario ricordarsi di sé. Le sventure non sono sempre delle sventure; a volte si dimostrano delle benedizioni, delle grandi benedizioni. E quelle che tu consideri benedizioni potrebbero essere solo narcotici, potrebbero essere solo droghe. I bei sogni sono droghe; ti aiutano a dormire. Magari tu li chiami tranquillanti. La sofferenza non è sempre sofferenza. Dukkha, l’angoscia, l’agonia, può diventare una porta sull’estasi. Lasciate che lo dica: "Benedetti coloro che sono abbastanza sfortunati da conoscere l’angoscia, benedetti coloro che sono in angoscia, perché possono essere risvegliati." Usa la tua angoscia come una forza per risvegliarti, perché quando sei comodo tendi a dormire, quando sei scomodo le possibilità di risvegliarti sono maggiori. Ricordati continuamente che il mondo in cui sei è un fenomeno momentaneo. È solo una goccia di rugiada su una foglia d’erba. In qualsiasi momento una brezza si leva e la goccia scivola ed è persa per sempre.

Capitolo quarto
LA VERITÀ E’ ETERNA
Non è la prima volta che sei qui, su questa terra. All’epoca di Buddha, all’epoca di Gesù, all’epoca di Krishna c’eri sicuramente. L’hai udita, ma non l’hai compresa, ecco perché sei di nuovo qui. Il giorno in cui comprendi, scompari. Comprendere è una grande morte, morte da questo mondo di fantasia, di sogno, d’illusione.
L’unica meta è gioire qui-e-ora. Non c’è nulla da dover raggiungere, perché tutte le conquiste sono contro qualcosa. Devi lasciare questo e ottenere quello, devi lasciar cadere questo e fare quello. Tutte le conquiste, le ambizioni, le mete, equivalgono a scegliere qualcosa contro qualcos’altro. E Dio è entrambe le cose.
Io ti dico di amare prima di tutto te stesso, perché soltanto se l’amore accade dentro di te, potrà anche allargarsi agli altri. È come gettare un sasso in un lago silenzioso. Il sasso cade, affiorano delle increspature che poi si allargano progressivamente verso la riva opposta: si allargano, si amplificano sempre di più, ma il sasso deve essere caduto, prima di tutto, dentro di te. L’amore deve esserti accaduto. Devi amare te stesso; questo è un requisito fondamentale, che è assente in tutto il mondo. Per questo il mondo è in preda a una tale angoscia. Tutti cercano di amare, ma è impossibile amare, ne mancano le basi, i presupposti. Ama te stesso e poi, improvvisamente, ti troverai riflesso ovunque. L’amore è alchemico. Se ami te stesso la parte brutta di te scompare, viene assorbita, è trasformata. L’energia viene liberata da quella forma. Tutto ha in sé energia. La tua rabbia comporta molta energia, anche nella tua paura c’è molta energia, paralizzata e soffocata. Se la paura scompare, la forma cade, l’energia viene liberata. La rabbia scompare… altra energia viene liberata. La gelosia scompare… di nuovo altra energia. Tutte le cose che vengono chiamate "peccato" semplicemente scompaiono. Non dico che le devi cambiare, devi amare il tuo essere ed esse cambiano. Il cambiamento è un prodotto collaterale, una conseguenza. In questo modo, viene a essere rilasciata una tremenda energia … cominci a fluttuare sempre più in alto, più in alto, ancora più in alto, metti le ali.
In ogni azione devi osservare. È faticoso, ma dev’essere fatto, non c’è altro modo. In ogni azione devi osservare da dove proviene il tuo gesto: dalla personalità o dall’essenza? Se proviene dall’essenza, l’essenza crescerà, perché le darai un’opportunità di manifestarsi, di esprimersi. Se proviene dalla personalità, questa si irrigidirà sempre più, fino a soffocare l’essenza completamente.

Capitolo quinto
IL PERFETTO NUOTATORE
L’uomo finge continuamente di essere quello che non è; è un modo per nascondere se stesso. Chi è brutto cerca di sembrare bello, chi è preda di angosce cerca di sembrare felice, chi non sa niente cerca di dimostrare di sapere tutto. E le cose vanno avanti in questo modo. Se non diventi consapevole dei tre idioti che sono in te, non diventerai mai un saggio. È superando i tre idioti che si diventa realmente saggi.
Tutte le esperienze spirituali non sono altro che condizionamenti che la società ti ha dato. Non ti affidare troppo a queste cose, perché la morte ti costringerà a comprendere che hai vissuto una vita falsa… che l’occasione è andata perduta. Renditi conto che non hai nulla. Una volta compreso che non hai nulla, la paura scompare, perché è sempre una componente della convinzione di possedere qualcosa che può essere perduto: da qui viene la paura. Quando realizzi il fatto che non sai nulla, che sei cieco, che non sai vedere… Questo è il primo passo verso la saggezza: capire che non sei saggio, capire che nessun trucco per nascondere questo fatto potrà esserti d’aiuto. Uno che capisce di essere ignorante è già sul sentiero. Uno che capisce di essere povero è già sul sentiero che porta al regno di Dio, il vero tesoro. Uno che capisce di essere cieco… i suoi occhi si stanno già aprendo. Uno che capisce di essere sordo prima o poi acquisterà la capacità di sentire… e allora conoscerà la musica, la musica dell’esistenza.
Non cercare di creare l’opposto. Piuttosto, conosci l’intima qualità del tuo essere. Non la nascondere, spalancala al cielo. Se la nascondi, l’incoraggi, perché nell’oscurità essa cresce, e diventa sempre più grande, fino ad assumere proporzioni infinite. Spalancala alla luce, al cielo, all’aria ed essa muore… perché non può vivere nella luce. L’ignoranza è come le radici di un albero: se le esponi, muoiono, perché non possono sopravvivere alla luce. Esse vivono nell’oscurità, non possono sopravvivere all’aria pura. Ma se ti nascondi, le aiuti a crescere. Ricordati questo: qualsiasi cosa tu senta dentro, non cercare di nasconderla, perché essa può essere nascosta solo dal suo opposto. E allora sarai sempre diviso, non sarai mai intero, non sarai mai in armonia. E soltanto la più profonda armonia interiore può conoscere l’armonia dell’universo.

Capitolo sesto
NUDO NEL TUO ESSERE
La vita è semplice, ma a causa delle tue finzioni complichi tutto. Non complicare le cose. Il novantanove per cento dei tuoi malesseri sono opera tua. Sii sveglio e osserva. Se sei stupido, sei stupido. Questo è il primo raggio d’intelligenza che ti sia capitato: il fatto di sentire che sei stupido… è una cosa bellissima. Capire che si è stupidi vuol dire essere già intelligenti. Capire che si è ciechi e non si può vedere la luce vuol dire essere già sul cammino. Ora qualcosa è possibile.
C’è una vita al di là della vita e della morte, e c’è un amore al di là dell’amore e dell’odio. Quell’amore, quella vita è la buddhità: trascendere tutti gli opposti. Dunque non scegliere! Se scegli ti ritroverai nei pasticci. Non scegliere! Una consapevolezza priva di scelte è la tua meta. Rimani semplicemente distaccato; non scegliere. Nel momento in cui scegli sei già caduto nella trappola del mondo, o nella trappola della mente.

Capitolo settimo
LA LUCE DIETRO LA FINESTRA
Finora hai evitato di affrontare la tua fame. Quando non c’è nulla da mangiare è meglio dimenticare che si ha fame, è meglio fingere di non avere fame. Quando hai sete e non c’è acqua a disposizione, è meglio dimenticare la sete, altrimenti l’angoscia diventa troppo profonda. Quando incontri un uomo che ha conosciuto, che non ha più fame, la sua stessa presenza provoca un profondo rimescolamento nel tuo essere. Per la prima volta ti accorgi della fame che hai nascosto per secoli, per vite e vite. Stavi evitando di affrontarla: avevi sete, non sei mai stato sazio. Ma era così difficile vivere con quella sete che l’hai soppressa nell’inconscio, l’hai ricacciata nelle profondità del tuo essere, in modo da non doverla incontrare nella tua vita quotidiana. Ma era già dentro di te.

Capitolo ottavo
NON CREARTI PROBLEMI INUTILI
Essere e non essere, insieme, vuol dire essere un vero saggio. Non scegliere tra essere o non essere. Sono disponibili insieme, prendili tutti e due senza scegliere. In questo caso sarai nel mondo e non sarai nel mondo; sarai nella mente e non sarai nella mente; sarai nel corpo e non sarai nel corpo; sarai nel tempo e nello spazio eppure non sarai in alcun tempo, in alcuno spazio. Ed è questo il solo modo per essere liberi. Essere e non essere, insieme, vuol dire realizzare la libertà assoluta, nirvana, moksha, o qualsiasi sia il nome che le vuoi dare.

Capitolo nono
LA VERA SAGGEZZA
Tu nasci soltanto con la potenzialità di essere uomo, non nasci già in quanto uomo. Nasci soltanto con la capacità di diventare uomo; potresti diventarlo, oppure no. Puoi lasciarti sfuggire questa occasione, puoi continuare a girare in tondo senza mai riuscire a penetrare nel centro del tuo essere. Ma se nasce la consapevolezza e diventi un osservatore, l’uomo è nato.

Capitolo decimo
 IO CHIAMO LA MIA DISCIPLINA "IL GIOCO"
Scorrere con il fiume è l’arte suprema, e ciò significa: essere attivi e passivi al tempo stesso, in uno stato di profonda cooperazione con l’esistenza. Qualcosa dovrai fare; dovrai vivere, dovrai guadagnare. Per lo meno dovrai respirare, dovrai muoverti. Bisogna usare l’attività, e bisogna anche rilassarsi. Altrimenti l’attività diventa impossibile. Dunque, a volte sii attivo, e a volte passivo. Ma non identificarti con nessuno dei due stati: resta distaccato. Usa l’attività, usa la passività, ma rimani altro. Proprio come quando indossi un abito, a volte è bianco, a volte nero; o come quando durante il giorno lavori e di notte riposi. È la stessa cosa. Usa entrambe le dualità; sono solo mezzi, non ti identificare con essi. Allora scorrerai con il fiume, e questo è il messaggio del chassidismo.

  • Altri libri di Osho
  • Altri libri dell'autore: Osho
  • Altri libri dell'editore: Bompiani
  • Scheda dell'autore: Osho

  • informazioni sull'Autore: Osho
    Osho Osho nasce a Kuchwada, In India Centrale, l'11 dicembre 1931. Fin dalla più tenera età, si pone di fronte alla vita come spirito libero. Insofferente alle regole e alle norme imposte, rifiuta la fede della famiglia, di religione giainista, e sfida sempre e comunque il potere costituito e chi lo rappresenta.

    La sua ricerca della verità raggiunge il suo culmine all'età di ventun anni, il 21 marzo 1953. Quel giorno, Osho vive nel proprio essere la più alta vetta di consapevolezza sperimentabile dall'uomo:l'illuminazione. Descritta in oriente come "l'istante in cui la goccia si fonde nell'oceano, e l'oceano si riversa nella goccia", per noi occidentale è molto arduo avvicinarsi a comprendere questo fenomeno. Osho stesso ne parla come di un'esperienza "orgasmica", assolutamente inaccessibile, per sua stessa natura, alla mente razionale. La goccia che si versa nell'oceano, e si fonde con esso, diventando l'oceano.

    Osho, spinto a voler invitare gli altri esseri umani a quella esperienza di trasformazione, inizia a viaggiare per tutta l'India. Alla fine degli anni Cinquanta arriva a tenere conferenze a platee anche di centomila persone. Termina comunque gli studi nel 1956, laureandosi in filosofia, e prosegue la carriera universitaria come professore al "Sanskrit College" di Rajpur prima, e quindi come rettore della cattedra di filosofia presso l'università di Jabalpur.

    Agli inizi degli anni Sessanta intraprende un lavoro diverso: aiutare altri esseri umani a vivere la stessa esperienza da lui vissuta. E tenta di fare ciò che non può essere fatto, di condividere ciò che non può essere condiviso, di insegnare ciò che non potrà mai , per sua stessa natura, essere insegnato. Dalle folle che ascoltano le sue conferenze emergono i primi discepoli che, paradossalmente, si uniscono a lui proprio sulla base di questa certezza, cioè che l'illuminazione non può essere comunicata. Il bisogno e l'impegno di questi individui va al di là del semplice ascoltare parole di saggezza e ben oltre le futili controversie che queste possono scatenare; essi vogliono intraprendere una ricerca reale, che li porti a conoscere veramente, senza intermediari.

    Per rispondere a questa esigenza, nel 1964 Osho inizia a organizzare Campi di Meditazione durante i quali utilizza delle tecniche in grado di aiutare a cogliere quel "silenzio" in cui la nostra vera natura si manifesta. Consapevole della diversa struttura mentale e psicofisica dell'uomo moderno, Osho ha ideato, negli anni, tecniche di meditazione conformi al tipo di "sonno psicologico" in cui oggi si vive, facendo anche buon uso delle intuizioni della psicoterapia. Nel 1966 egli abbandona la carriera universitaria e alla fine degli anni Sessanta si stabilisce a Bombay, dando vita a un Ashram, o "comunità spirituale", che viene trasferito a Puna (India) il 21 marzo 1974, in occasione del ventunesimo anniversario della sua illuminazione.

    Riconosciuto da quanti vivono intorno a lui come "Maestro di Realtà", dopo un'intensissima esperienza americana, conclusasi tragicamente con il suo arresto e un avvelenamento, scoperto con analisi mediche solo nel 1987, Osho torna proprio in quell'anno all'Ashram di Puna. Qui crea un "laboratorio di crescita", il cui impatto ancor oggi richiama da ogni parte del mondo ricercatori del vero, consapevoli di trovare in questo habitat immerso nella meditazione quello stimolo essenziale per scuotere l'equilibrio interiore e spostare il centro dell'autoidentificazione dell'essere: dal senso di separatezza che generalmente ci contraddistingue, a un senso di profonda appartenenza alla vita.

    Osho ha spiegato che il suo nome deriva dal termine "osheanic" coniato dal filosofo inglese William James, e da lui usato per indicare l'esperienza del "dissolversi nell'oceano dell'esistenza". "Ma osheanic descrive solo l'esperienza" egli ha chiarito. "Come definire colui che fa quell'esperienza della vita ? Per definirlo usiamo il termine Osho." "O" significa profondo rispetto, amore e riconoscenza, come pure indica sincronicità e armonia. "Sho" significa espansione multidimensionale della consapevolezza, e il riversarsi dell'esistenza da ogni direzione.

    Un suono, dunque, con forti eco nella nostra coscienza, più che una figura storica...così Osho ha voluto essere ricordato da quanti traggono ispirazione e alimento dalla sua visione, espressa nelle decine di migliaia di discorsi tenuti nel corso degli anni e pubblicati in centinaia di volumi. L'epigrafe che lui stesso ha dettato per il suo samadhi così recita: "Osho. Mai nato, mai morto, ha solo visitato questo pianeta Terra dall'11 dicembre 1931 al 19 gennaio 1990".

    A Puna, in India, la comunità sorta ispirandosi alla sua visione di un Uomo Nuovo è ancora fiorente; in essa ha sede una "Multiuniversità" che offre corsi e programmi di crescita interiore (www.osho.com). Ma sopratutto, qui è possibile immergersi in un contesto di salute globale che rende chiaro il senso di un nuovo stile di vita fondato sull'armonia, la pace e la quiete interiore. A migliaia tutti gli anni persone provenienti da ogni parte del mondo, trascorrono in questa dimensione periodi più o meno lunghi, riconoscendo l'importanza di un'intima connessione col proprio essere per cogliere e accettare quel nulla e quel vuoto che sono il vero significato dell'esistenza.
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