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rilegatura: brossura
formato: 15 x 21 cm.
pagine: 254
ISBN: 978-88-6119-042-9
Editore: Il Libraio delle Stelle
Anno di pubblicazione: 2017
Euro: 24.00
Approfondimenti
Prefazione
Indice
La Grande Invocazione
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Riflettici
Il Ritorno del Cristo
Le Fatiche di Ercole
Notizie sull/autore
Alice A. Bailey
Autobiografia Incompiuta
Lucis Trust

STAMPA
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PREMESSA
 
[iix] I primi quattro capitoli di quest’Autobiografia furono scritti durante il 1945. I capitoli cinque e sei nel 1947. Queste date sono significative in relazione agli eventi mondiali di allora. La prima stesura fu riscritta nel 1948 e poi riletta e corretta dalla Signora Bailey.

Diverse persone, in tempi diversi, hanno lavorato con lei sul testo, mentre copie di brani furono sottoposte al giudizio di altre. In alcuni casi queste non furono neanche restituite e per il resto rimasero incompleti, inaccurati in certi particolari e alla fine non furono da lei approvati.

Altre quattro sezioni furono progettate e mai scritte. La pressione crescente dell’organizzazione mondiale, di cui A.A. Bailey era responsabile, la confusione e le sofferenze dell’umanità con cui era intensamente in  sintonia, il senso di futilità e di negatività degli uomini di buona volontà, che cercò strenuamente di scuotere, la tensione causata dalla scarsità del denaro necessario per espandere il lavoro nel mondo e la frustrazione e delusione per l’incapacità di soddisfare le esigenze e spesso di approfittare dell’occasione semplicemente per mancanza di fondi, le provocarono uno stato di completo esaurimento. Il suo veicolo fisico non conosceva tregua, e le condizioni cardiache e circolatorie peggiorarono sempre più.

Durante gli ultimi anni della vita combatté contro tutto ciò con una volontà veramente ferrea. La sua personalità di primo Raggio insorse in uno sforzo finale in risposta all’anima.

Fu nel 1946 che decise il rifiuto di considerarsi invalida. Ogni giorno, quindi, come per tutta la vita, continuò a lavorare fino al limite della resistenza fisica, incurante della fatica o del dolore. Decise di continuare, e lo fece.
           
Anche durante gli ultimi giorni, all’ospedale di New [ix] York nel 1949, continuò a ricevere visite, a discutere con i collaboratori e a scrivere lettere.
Nell’ora della morte fu con lei il suo Maestro, K.H., come le aveva promesso molto tempo prima.
La mattina dopo inviai la seguente lettera a migliaia di studenti e amici in tutto il mondo.
 
Caro amico,
questa lettera reca l’annuncio della fine di un ciclo e dell’inizio di un altro, più utile e più durevole, per la grande amica, Sua e mia: Alice A. Bailey. È stata liberata in pace e serenità giovedì 15 dicembre 1949.
Durante un colloquio, quell’ultimo pomeriggio mi disse: “Ho molto di cui essere grata. Ho avuto una vita ricca e piena. Molti in tutto il mondo sono stati gentili con me”.
Da lungo tempo voleva andarsene, ma rimase, solo per la forte volontà di terminare il lavoro e per l’ardente desiderio di completare l’organizzazione della Scuola Arcana, destinata ad aiutarci ed a servire meglio.
Aveva modellato e vivificato la Scuola negli anni con la precisione della sua mente perspicace, e la potenza magnetica del suo grande cuore sofferente.
Alcuni domandano perché tutto questo dolore, poiché soffriva mentalmente, emotivamente e anche nel fisico. Solo io so quanto trionfalmente si aprisse a molte forze distruttive, così incalzanti in questi tumulti mondiali, e come riuscisse a trasmutarle in modo incredibile, proteggendo così tutti gli aspiranti sotto pressione, in difficoltà ed i discepoli più giovani che erano giunti fino a lei e alla Scuola.
La maggior parte del suo lavoro fu sempre soggettivo. Noi ne abbiamo visto gli effetti esteriori, [ixi] gli alti e bassi, l’abbiamo aiutata e amata, talvolta criticata, ci siamo lamentati, ma sempre avanti, con lei e a causa sua, sempre un po’ più in alto e meglio che altrimenti. Siamo tutti molto umani, come lei.
Perché soffriva? Perché la sua via è quella dei Salvatori del Mondo. È tornata dal suo Maestro K.H. per un lavoro maggiore, con Lui per il Cristo.
Ci chiede di serbare la Scuola Arcana risplendente e lucente come ora, di alimentarla con il potere ecumenico di una grande adunata di cuori irradianti, quale è, e di servire seriamente.
           
Sinceramente vostro

Foster Bailey
 
New York, 16 dicembre 1949
  
 
 
INTRODUZIONE
 
 [i1]Ciò che mi ha deciso alfine a scrivere la mia vita è una lettera che ricevetti nel 1941 da un amico di Scozia, che sosteneva che avrei senz’altro reso un servizio se fossi riuscita a dimostrare come sono divenuta quel che sono, a partire da ciò che ero. Potrebbe essere utile sapere come una convinta cristiana ortodossa si sia mutata in una istruttrice di occultismo assai nota.

Ci sarebbe molto da apprendere scoprendo come una studiosa della Bibbia, di mentalità teologica, sia giunta alla ferma convinzione che gli insegnamenti dell’Oriente e dell’Occidente devono fondersi ed amalgamarsi prima che la vera religione universale, che il mondo attende, appaia sulla terra. È bene che si sappia che l’amore di Dio è antecedente al Cristianesimo e non conosce confini. Questa fu per me la prima lezione e la più difficile, e mi ci volle molto tempo per impararla. Per i fondamentalisti non è facile riconoscere che Dio è amore. Lo affermano, ma in pratica non ci credono, la pratica di Dio, intendo.

Tra l’altro vorrei mostrare come il mondo dell’umanità si dischiuse ad una inglese classista e i valori spirituali, con le loro direttive interiori, divennero realtà comprovata per una Cristiana di rigida mentalità.
Sono ben lieta di essere Cristiana, ma ora sono inclusiva, non più esclusiva.

Insisto sulla direzione interiore delle vicende terrestri. Cerco inoltre di rendere familiare il concetto parallelo dell’esistenza di Coloro che (dietro le scene) dirigono spiritualmente l’umanità e la conducono dalle tenebre alla Luce, dall’irreale al Reale e dalla morte all’Immortalità.

[i2] Voglio mostrare quei Discepoli del Cristo che sono i Maestri di Saggezza, reali per tutti come lo sono per me e per molti  altri.
Non intendo una realtà ipotetica (se mai si possa dire) o un soggetto di fede e di credenza, ma mostrare come sono - Discepoli del Cristo, uomini viventi, sempre presenti nelle vicende umane. Sono queste le cose importanti, e non le esperienze terrene, gli avvenimenti e i fatti di uno dei Loro collaboratori.

Ho vissuto molte vite in una. Sono avanzata costantemente, ma con enormi difficoltà (psicologiche e materiali) in sfere di utilità sempre più estese. Voglio mostrare che in ogni esperienza ho sinceramente cercato di seguire una guida interiore e che, così facendo, avanzavo nella comprensione, e quindi in una maggiore capacità di aiutare. Questo apparente procedere alla cieca (come quando mi sposai e andai a vivere negli Stati Uniti) mi offrì opportunità maggiori. Ho svolto molti ruoli nella vita. Sono stata ragazzina scontenta, assai sgradevole, poi una ragazza della buona società negli allegri anni novanta (che per me non erano tali) e infine un’evangelista, tipo Esercito della Salvezza, ed un’assistente sociale. Non molto spensierata, ma ero giovane e tutto mi interessava. Più tardi sposai Walter Evans e fui moglie di un pastore della Chiesa Episcopale in California e madre di tre bambine.

Queste diverse esperienze di vita e di lavoro  in  Inghilterra,  Europa,  Asia  ed America trasformarono radicalmente il mio atteggiamento verso la vita e l’umanità. Il rimanere statici in una sola visione è per me segno di poca intelligenza. Significa che si cessa allora di imparare, non si estrae il senso dai fatti, dalle idee, dalle situazioni, e si resta [i3] mentalmente inerti di fronte alla vita. Questo è un disastro. Questo è il male. Questo è il vero inferno. La tragicità dell’inferno (in cui non credo nel senso ortodosso) deve stare nella monotonia “perenne”, nell’incapacità forzata di cambiare le condizioni.

In seguito presi a studiare l’occultismo, e scrissi libri che ebbero larga e costante diffusione, tradotti in molte lingue. Mi trovai a capo di una scuola esoterica - senza averlo voluto - e organizzatrice, come Foster Bailey, della Buona Volontà Mondiale (che non è un movimento pacifista) di tale successo che, quando scoppiò la guerra nel 1939, aveva i suoi centri in diciannove paesi. Non sono quindi rimasta passiva nel servire il mondo, ma non voglio e non posso pretendere che il mio successo sia dovuto al mio solo sforzo personale. Ho sempre avuto la fortuna di aver avuto amici meravigliosi e assistenti che mi sono sempre rimasti vicini, a prescindere da ciò che ho fatto per loro. Ho molti amici e pochi nemici. Questi ultimi non mi hanno fatto del male, forse perché non li ho mai odiati, mentre capivo bene perché loro invece mi odiassero. Mio marito, Foster Bailey, ha reso possibile il mio lavoro per oltre venticinque anni. Senza di lui avrei potuto fare ben poco. Quando c’è amore e comprensione profondi e duraturi, rispetto e cameratismo, si è davvero ricchi. Per me egli è stato come una fortezza, come ombra di frescura in un deserto. Certe cose vengono sciupate se espresse in parole e, scritte, suonano insignificanti e futili.

Così è per il nostro rapporto. Per molte vite dobbiamo aver vissuto e lavorato insieme, ed entrambi speriamo in molte altre ancora. Non ho altro da dirne. Cosa, avrei potuto fare, mi domando, senza l’amicizia comprensiva, [i4] l’affetto e la collaborazione fedele di quegli amici e assistenti che per anni mi hanno affiancata. Non posso elencarli, ma sono i veri responsabili del successo del lavoro come gruppo.

Le ragioni di quest’autobiografia sono quindi tre, che voglio sottolineare e che spero emergeranno ben chiare.
Prima di tutto la realtà dei Maestri di Saggezza che operano sotto la guida del Cristo.

Voglio chiarire la natura del Loro lavoro, e presentarLi al mondo come io personalmente Li conosco e perché, negli anni a venire, sempre più numerosi siano i testimoni della Loro esistenza, e a questi intendo facilitare la strada.
Ne dirò meglio in seguito e descriverò come venni a sapere della Loro esistenza. Ognuno ha le proprie convinzioni che gli rendono la vita possibile e che niente può modificare. Per me i Maestri sono una verità, un punto fermo nella mia vita. La seconda cosa è indicare alcune delle idee più nuove che emergono nel mondo del pensiero dal gruppo interiore dei Maestri, come introduzione ad una nuova civiltà e cultura e che distruggono - cosa di poco conto se vista dall’eternità - molte forme amate ma vecchie. Ho potuto osservare, come tutti coloro che pensano, la scomparsa di molto ciarpame nel campo della religione, dell’educazione e della vita sociale, il che è bene.

Se guardo indietro non posso immaginare niente di più spaventoso della perpetuazione dell’era Vittoriana, ad esempio con la sua bruttezza, la sua ipocrisia, il benessere eccessivo [i5] delle classi superiori (così dette) e la terribile condizione delle classi lavoratrici. In quel mondo, ben ovattato, liscio e confortevole vissi da ragazza. Non posso immaginare niente di più deleterio per lo spirito umano della teologia del passato, che insiste su un Dio che salva i pochi per condannare i più alla perdizione. Non trovo niente che contribuisca di più a sommosse e guerre di classe, all’odio e al degrado, della situazione economica mondiale che perdura da decenni - in gran parte responsabile per l’attuale guerra mondiale (1914-1945).

Grazie a Dio si va migliorando. Il gruppo che ha condiviso il nostro lavoro - assieme a molti altri, motivati dallo stesso amore per l’umanità - avrà fatto la propria piccola parte nel provocare i cambiamenti necessari. La tendenza generale a federarsi, a comprendere e collaborare, verso il bene di tutti e non solo dei pochi, è molto incoraggiante. Siamo in cammino verso la fratellanza. Per terza cosa vorrei mostrare come sono meravigliosi gli esseri umani. Ho vissuto in tre continenti e in molte nazioni. Ho conosciuto i più ricchi e i più poveri, intimamente e in modo molto amichevole; ho avuto amici molto elevati e di bassa condizione; in tutte le classi, popoli e nazioni ho trovato la medesima umanità, la stessa bellezza di pensiero, lo stesso sacrificio di sé e lo stesso altruismo; gli stessi peccati e debolezze, lo stesso orgoglio ed egoismo, la stessa aspirazione per le mete spirituali e lo stesso desiderio di servire. Se riuscirò a mostrarlo con chiarezza e con forza, basterà a giustificare il libro.

Nella lunga serie della storia umana, e raffrontata con le grandi Figure del mondo,  chi è Alice Ann Bailey? [i6]Una donna senza importanza che (casualmente e contro la sua volontà) fu forzata dalle circostanze ad assumersi certi compiti per ragioni di coscienza, sapendo ciò che il Maestro voleva da lei. Una donna che ebbe sempre paura della vita (forse, in parte, a causa di un’infanzia super protetta); così timida che anche oggi, se invitata a un pranzo, esita a suonare il campanello; molto casalinga, contenta di cucinare e fare il bucato (e Dio sa quanto ne fece) e che detesta la popolarità. Non sono mai stata robusta, ma ho una grande vitalità.

Sono stata costretta a letto per settimane e talvolta per mesi. Gli ultimi otto mesi sono stata tenuta in vita dalla scienza medica, ma - e ne sono orgogliosa - ho continuato come sempre, malgrado tutto.

Ho sempre trovato bella la vita, anche nei peggiori momenti. Ho sempre avuto tanto da fare, tante persone da conoscere. Di una sola cosa mi posso lagnare: di sentirmi sempre così stanca. In un vecchio cimitero inglese ho letto su una lapide queste parole, che capisco bene:

“Qui giace una povera donna sempre stanca. Visse in un mondo troppo esigente. Non piangete per me: là dove vado non avrò più da spolverare, da spazzare, né cucire. Non piangete per me, anche se la morte ci separa. Non farò più niente per sempre.”

Questo sarebbe veramente l’inferno e non voglio saperne. Voglio rifarmi un corpo nuovo e più adatto e riprendere i vecchi fili, ritrovare lo stesso gruppo di collaboratori e continuare il lavoro. Se la storia della mia vita incoraggerà altri in tal senso, sarà valsa la pena di scriverla; se aiuterà qualche persona che ha aspirazione [i7] ad ubbidire all’impulso spirituale, sarà pur qualcosa e se darà forza e senso di realtà ad altri collaboratori e discepoli, sarà bene.

Vedete quindi che in quanto storia di una vita, questa non è un gran che. Ma ciò che narro può servire a provare certi fatti che so essenziali per la felicità futura e il progresso dell’umanità: il fatto dei Maestri, il futuro che si delinea - di cui la guerra appena terminata altro non è che uno stadio preparatorio - e la possibilità di contatti e conoscenza spirituali in modo diretto e telepatico.

Molti mistici discepoli e aspiranti d’ogni tempo lo sanno. È ora che lo sappiano anche le moltitudini. Questo per quanto riguarda la storia della mia vita. Ma non mi fraintendete. Non la metterò in chiave solamente religiosa. Mi piace scherzare, ho senso dell’umorismo e sono sempre disposta a vedere il lato buffo delle cose. Detto tra noi, l’interesse profondo di molti per se stessi e per le proprie anime e tutti i grovigli delle loro esperienze quasi mi opprimono. Vorrei scuoterli e dire loro: “Vieni fuori e cerca l’anima negli altri, se vuoi trovare la tua”. Quel che conta sono i pensieri nei cuori umani, gli eventi del mondo. I grandi movimenti del progresso umano, dall’era primordiale all’alba della nuova civiltà nascente, hanno valore e significato spirituale. Le rivelazioni mistiche del medio evo sono ormai cose del passato; i successi della scienza moderna (ma non l’uso che ne fa l’uomo) sono parti della moderna spiritualità; la lotta in atto tra ideologie politiche, tra capitale e lavoro ed il crollo dei vecchi sistemi educativi sono segni di un fermento divino  e spirituale [i8] che trasforma l’umanità. E pur tuttavia la via mistica dell’introspezione e dell’unione deve precedere la via occulta della realizzazione intellettuale e della percezione divina. Così è sempre stato nella vita dell’individuo e dell’umanità intera. La via mistica e l’occulta, del cuore e della testa, devono fondersi e mischiarsi e allora si conoscerà Dio anziché solo sentirLo, se mai si riesce a trovarLo.

Questa conoscenza verrà comunque vissuta nel modo più normale e più bello possibile, servendo gli altri e interessandosi di loro al punto da decentrarsi dal sé. Verrà riconoscendo il buono della vita e di tutti, traendo vantaggio dalla valutazione intelligente della opportunità nostra ed altrui. Verrà attraverso una vita piena e completa.

Nel cimitero inglese dove sono sepolti i miei genitori una lapide (la prima dall’ingresso) diceva: “Ha fatto quello che ha potuto”. A me è sempre sembrata triste - l’epitaffio di un fallimento. Mi dispiace di non aver fatto quanto avrei potuto, ma ho sempre fatto del mio meglio, come lo consideravo in quel momento. Ho lavorato. Ho sbagliato. Ho sofferto e gioito. È stato splendido vivere e non intendo morire diversamente!

 
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