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DISPONIBILE 3-4 gg. lavorativi
Osservatorio Ambiente e Legalità
EcoMafia 2010
Le storie e i numeri della criminalità ambientale
Prefazione di Roberto Saviano
Edizioni Ambiente
Pag. 413
Formato: 15 x 23 cm.
Anno: 2010
ISBN: 978-88-96238-59-2


€. 24.00 €. 22.80 (-5%)

  

Dalla Prefazione di Roberto Saviano:

Raccontano che la crisi rifiuti è risolta. Che l'emergenza non c'è più. Gli elenchi dei soldati di camorra e 'ndrangheta arrestati dovrebbero rassicurare che la battaglia è vinta. O almeno, questa è la versione. Molto distante, però, da ciò che realmente accade. Se aprite le pagine di analisi e dati di questo dossier conoscerete davvero cosa succede nel paese Italia. Ogni anno Legambiente attraverso il suo Osservatorio ambiente e legalità produce questo plico di storie e numeri: Ecomafia. Ogni anno, quando si arriva all'ultima pagina, leggendo capitolo per capitolo, si ha il quadro esatto della situazione; l'esatta percezione di quanto sia ampia la voragine tra ciò che viene proclamato pubblicamente e la realtà pura fermentata sotto quintali di terreno, intombata in ogni angolo disponibile in quelle che ormai sono terre compromesse da traffici di rifiuti di ogni tipo.

"Ma come? - direte - Se ci sono i dati com'è possibile che le cose non si sappiano?" Le ecomafie sono business, sono silenzio, sono tacito accordo. Il puzzo del loro malaffare è coperto dalle parole rassicuranti di quelli che ripetono a oltranza che tutto va bene. Tutto verte nel non dire, nell' occultare il più possibile. L’urlare a gran voce la soluzione vittoriosa è cosa offensiva rispetto al muoversi e al moltiplicarsi strisciante del problema. Fiumi di inchiostro, cronache, sigle di tg, centinaia di interviste e poi arresti, conferenze stampa, politici che litigano nelle arene a loro disposizione. Quando metterete lo sguardo su questo dossier, invece, nonostante tutto il chiasso che vi circonda, sentirete soprattutto silenzio.

E tutto quello che leggerete vi arriverà direttamente allo stomaco. Quello dei rifiuti è uno dei business più redditizi che negli anni ha foraggiato le altre economie. Come il narcotraffico, il fare affari con i rifiuti, sotterrare scorie tossiche, devastare intere aree, ha permesso alle organizzazioni criminali e a semplici consorterie imprenditoriali di accumulare capitali poi necessari per specializzarsi in altri settori. Catene di negozi, imprese di trasporti, proprietà di interi condomini, investimenti nel settore sanitario, campagne elettorali. Sono tutte economie sostenute con i rifiuti. Esempio lampante ne è l'economia campana e i suoi gangli politici che si sono strutturati intorno alla crisi rifiuti. Il mondo intero non si spiegava come fosse possibile che un territorio in Europa vivesse una piaga tanto purulenta.

Come fosse possibile che frutti come le dolcissime mele annurche o le pregiate bufale campane, cresciute proprio in quelle zone, potessero trasformarsi improvvisamente in prodotti rischiosi per la salute. Possibile che convenga di più avvelenare che concimare e raccogliere? Evidentemente sì, basta saperne leggere i vantaggi. L’emergenza rifiuti in Campania è costata 780 milioni di euro l'anno. Questa è la cifra quantificata dalla Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti nella scorsa legislatura che, moltiplicata per tre lustri (tanto è durata la crisi), equivale a un paio di leggi finanziarie. Di fronte a cifre come questa è comprensibile che nessuno avesse convenienza a porre rimedio all' emergenza.

Rapporti di consulenza politica, assunzioni, e persino specializzazione delle ditte nello smaltimento; oggi le imprese campane del settore rifiuti, grazie anche ai soldi dell' emergenza e alla pubblicità - sembra assurdo parlare di pubblicità, no? - che ne hanno ricavato, sono tra le più richieste in Europa. Ma risolvere un' emergenza significa anche non averne più i benefici e gli utili. E in verità, nonostante i proclami, oggi si è risolto poco. Si è tolta la spazzatura dalle strade ma, come afferma chi lavora nel settore, è solo fumo negli occhi, perché sta per tornarci. "Se non ci saranno altri impianti entro il 2011 la Campania, come molte regioni italiane, rischia una nuova crisi rifiuti". Sono parole dell' amministratore delegato dell' Asia (1'azienda che fornisce servizi di igiene ambientale ai napoletani.)

Come un tempo, quindi, la spazzatura sta di nuovo per essere accumulata. Resta il problema di scongiurare una crisi da mancanza di discariche. Una crisi che sarebbe estremamente grave anche perché purtroppo in Italia sono ancora le discariche la valvola di sicurezza del sistema rifiuti. Come risulta dal rapporto di Enea e Federambiente queste continuano a ingoiare il 51,9% del totale della spazzatura del nostro paese e il 36,5% senza nessun trattamento. Nel Sud le bonifiche delle terre avvelenate da decenni di versamenti di veleni sono rare e lente. I rifiuti tossici hanno spalmato cancro prima nei terreni, poi nei frutti della terra, nelle falde acquifere, nell'aria. Poi addosso alla gente, nelle loro ossa e nei tessuti molli. Ogni ciclo di vita è stato compromesso.

La diossina, i metalli pesanti e le sostanze inquinanti vengono ingerite, respirate, assimilate come una qualunque altra sostanza. La pelle di ogni cittadino delle zone ammorbate trasuda sudore e scorie. Il cancro ha raggiunto percentuali molto più alte che negli altri paesi europei. Gli ultimi dati pubblicati dall'Organizzazione mondiale della sanità mostrano che la situazione campana è incredibile, parlano di un aumento vertiginoso delle patologie di cancro. Pancreas, polmoni, dotti biliari più del 12% rispetto alla media nazionale. La rivista medica The Lancet Oncology, già nel settembre 2004, parlava di un aumento del 24% dei tumori al fegato nei territori delle discariche, e le donne sono le più colpite. Ma l'ecomafia non è un fenomeno che appartiene solo al Sud.

Nel Sud assume caratteristiche totalizzanti e più evidenti: nelle strade si inscena il dramma dei cassonetti incendiati, il puzzo accompagna ogni movimento, e il silenzio copre ogni cava, ogni singolo luogo dove è possibile accumulare e nascondere. Ma è sempre più il Nord Italia il centro del vero business. E la novità di quest' anno, al di là del noto primato di Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, è che il Lazio si posiziona al secondo posto tra le regioni con il più alto numero di reati ambientali. Tra le inchieste più rilevanti del settore, nel 2009, ce ne sono alcune con nomi fantasiosi, talvolta anche vagamente familiari. "Golden Rubbish", “Replay”, “Matassa”, “Ecoterra”, “Serenissima”, “Laguna de Cerdos”, "Parking Waste". Alcune già dal nome si riescono anche a localizzare geograficamente, e tutte quelle che ho citato sono inchieste che riguardano il Nord Italia.

È evidente che il Nord ce la sta mettendo davvero tutta per non essere secondo al Sud in questa gara all' autodistruzione. La "Golden Rubbish" è un'inchiesta che vede coinvolta la provincia di Grosseto, ma ancora conserva legami con Napoli e la Campania perché ha preso le mosse da un'inchiesta che riguardava la movimentazione dei rifiuti prodotti dalla bonifica del sito industriale contaminato di Bagnoli. Si tratta di un traffico spaventoso: un milione di tonnellate di rifiuti e un sistema che ha coinvolto decine e decine di aziende di caratura nazionale. L’inchiesta "Replay" è tutta lombarda e l'organizzazione criminale sgominata operava tra Milano e Varese.

Un affiliato al clan calabrese che fa capo a Giuseppe Onorato è finito in manette insieme a un manipolo di colletti bianchi, tra cui funzionari di banche. Lombarda è anche l'inchiesta denominata "Matassa". È trentina, e precisamente della Valsugana, l'inchiesta "Ecoterrà' che ha bloccato un traffico illecito di scorie di acciaierie che venivano riutilizzate, senza alcun trattamento, per coprire discariche o per bonifiche agrarie. Come dimenticare Porto Marghera, dove l'operazione "Serenissima” ha scoperto il traffico illecito di rifiuti diretti in Cina. Ma anche nelle Marche l''"Operazione Appennino" ha intercettato un flusso criminale di scarti derivanti dalle lavorazioni delle industrie agroalimentari e casearie. È umbra, invece, nonostante il nome spagnoleggiante, l'operazione "Laguna de Cerdos", un traffico illecito di rifiuti liquidi di origine suinicola per cui la Regione e i singoli comuni si sono a lung0 palleggiati le responsabilità. Friulana, invece, è l'inchiesta "Parking Waste" che ha smascherato lo smaltimento illecito di medicinali scaduti.
 
In tutte queste inchieste, l'aspetto che più colpisce è il legame strettissimo che si è creato tra gestori delle ditte di smaltimento, politici locali e istituti di credito presenti sul territorio. Tra le altre cose, vale la pena ricordare che a marzo l'Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea per come ha gestito l'emergenza rifiuti in Campania. È stata condannata per "non aver adottato tutte le misure necessarie per evitare di mettere in pericolo la salute umana e danneggiare l'ambiente". E nella sentenza si legge che l'Italia ha ammesso che "gli impianti esistenti e in funzione nella regione erano ben lontani dal soddisfare le sue esigenze reali". È evidente la necessità di questa pubblicazione e le immagini che riesce a darti non le dimentichi più.

Come non rimanere colpiti da questo dato: se i rifiuti illegali gestiti dai clan fossero accorpati, diverrebbero una montagna di 15.600 metri di altezza, con una base di tre ettari, quasi il doppio dell'Everest, alto 8.850 metri. E quando un cittadino straniero decide di leggere queste pagine, si ritrova calato in una realtà che dello stereotipo del Belpaese ha davvero poco. L’idea dell'Italia muta. Se conservava l'illusione delle colline toscane e del buon vino, delle belle donne e della pizza gustata osservando il Vesuvio da lontano mentre il mare luccica cristallino, qualcosa inesorabilmente cambia. Tutto assume una dimensione meno idilliaca e più sconcertante. La domanda più semplice che viene da porsi è come può un paese che dovrebbe tutto al suo territorio, alla salvaguardia delle sue coste, al suo cielo, ai prodotti tipici, unici nelle loro caratteristiche, permettere uno scempio simile?

La risposta è nel business: più di venti miliardi di euro è il profitto annuo dell' ecomafia, circa un quarto dell'intero fatturato delle mafie. Le mafie attraverso gli affari nel settore ambientale ricavano un profitto superiore a quello annuo della Fiat,che è di circa 200 milioni di euro, e di Benetton, che è di circa 120 milioni di euro. Quindi in realtà usare il territorio italiano come un' eterna miniera nella quale nascondere rifiuti è più redditizio che coltivare quelle stesse terre. Tumulare in ogni spazio vuoto disponibile rifiuti di ogni genere costa meno tempo, meno sforzi, meno soldi. E dà profitti decisamente più alti. Bisogna guadagnare il più possibile e subito. Ogni progetto a lungo termine, ogni ipotesi che tenga conto di una declinazione del tempo al futuro viene vista come perdente.

Un euro non guadagnato oggi è un euro perso domani. Questo è l'imperativo del nostro paese che vede coincidere mentalità dell'imprenditoria legale e criminale. Si dirà che queste pagine danno un'immagine terribile del paese, in realtà danno le dimensioni esatte dell' emergenza, centimetro per centimetro, indignazione dopo indignazione. Per difendere il paese, per continuare a respirare, è necessario comprendere che in molte parti del territorio il cancro non è una sventura ma è causato da una precisa scelta decretata dall'imprenditoria criminale e che molti, troppi, hanno interesse a perpetrare. Questo dossier - ormai da anni - alla fine delle sue cifre, dopo la rassegna degli scempi, del cemento, dei fiumi marci, degli animali malati, degli ortaggi infettati, ripete l'allarme. O quello delle ecomafie diventa il tema principale della gestione politica del paese, o questo veleno ci toglierà tutto ciò che aveva permesso di riconoscere il nostro territorio.
 
La speranza è che questo allarme venga ascoltato, e che non si aspetti di sentire la puzza che affiori dalla terra, che tutto perda di luce e bellezza, che il cancro continui a dilagare prima di decidersi a fare qualcosa. Perché a quel punto sarebbe davvero troppo tardi. E coloro che sono stati chiamati i grandi diffamatori del paese sarebbero rimpianti come Cassandre colpevolmente inascoltate.

Indice:

PREFAZIONE Roberto Saviano

INTRODUZIONE Pietro Grasso
PRESENTAZIONE Vittorio Cogliati Dezza
PREMESSA Enrico Fontana e Sebastiano Venneri

L'azione delle forze dell' ordine e degli altri organi di Polizia giudiziaria
Il ciclo illegale dei rifiuti
Traffici illeciti, dalle indagini alle sentenze
Lo scandalo del calcestruzzo depotenziato
Mattone illegale e shopping di mafia I buoni esempi
Le armi della cultura Una sfida globale
Le proposte di Legambiente Per non dimenticare

1. L'ILLEGALITÀ AMBIENTALE IN ITALIA
La classifica dell'illegalità ambientale
2. Il business dell'ecomafia
3. Il ciclo dei rifiuti: numeri e storie
4. LA "RIFIUTI SPA"
La "catena montuosà' dei rifiuti scomparsi
L'ecomafia nei documenti istituzionali
Michele Zagaria, il capo dei capi dell' ecomafia
L'analisi della Direzione investigativa antimafia (Dia)
Il racket dei rifiuti
5. LE BONIFICHE FANTASMA
Il caso amianto
6. Le navi a perdere
7. IL CICLO DEL CEMENTO: NUMERI E STORIE
Abusivismo edilizio in italia
Numeri e storie
L'affare eolico
8. CALCESTRUZZO DEPOTENZIATO: LA GRANDE TRUFFA
Sicilia: il regno del cemento
Calabria: l'inchiesta "Bellu lavuru" e le scuole pericolanti Campania, gli affari della camorra
Molise: la statale dai "piedi d'argillà'
Il terremoto in Abruzzo
Le richieste di Legambiente
9. L'ITALIA CHE FRANA
Il caso Vibo Valentia: abusivismo killer
10. LO SHOPPING DI MAFIA:
CRIMINALITÀ ORGANIZZATA NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE
Assalto al territorio
La Sicilia: l'eldorado dei parchi commerciali
Gli affari della 'ndrangheta e la coloniizazione del profondo Nord
I supermarket della camorra
11. ABRUZZO: OBIETTIVO "RICOSTRUIRE PULITO"
I crolli dolosi Ricostruire pulito
12. L'archeomafia
13. IL RACKET DEGLI ANIMALI
La tecnologia contro i "criminali del cavallo"
I numeri dell'illegalità
14. L'AGROMAFIA Settore agricolo
I mercati ortofrutticoli e ittici Mercato del pesce
Truffe a tavola
Rosarno, le arance insanguinate
La mafIa dei boschi
16. L'ECOMAFIA GLOBALE
Un rinnovato impegno a tutela della salute e dell'ambiente
I traffici globali di rifiuti
Il traffico internazionale di specie animali e vegetali
Maledetto avorio

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