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Colloqui con un Diavolo
L'opera contiene due racconti, o «allegorie metafisiche», scritti da Ouspensky per render nota la sua convinzione che l'errore principale dell'uomo consiste nel credere che il mondo materiale sia l'unica realtà. Le novelle di questo libro esaminano due problemi che Ouspensky reputava fondamentali. Il primo è quello del «male consapevole». L'Autore era profondamente convinto che il male è sonno, meccanicità e assenza di intenzione, cose delle quali siamo indirettamente responsabili, perché è nostro potere non dormire e non essere meccanici. Questo tema è il filo conduttore de «L'inventore», il quale arreca danno proprio quando crede di operare bene. Il «Diavolo benevolo» protagonista del secondo racconto desidera che il genere umano sia felice e non si proponga di raggiungere un chimerico «altro mondo». Questa allegoria enfatizza la portata della delusione, dell'autoinganno dell'uomo, che rimane attaccato alla Terra perché dorme, perché non conosce la realtà, perché «non desidera» svegliarsi. In ambedue le storie il diavolo non raggiunge i suoi obiettivi: è indifeso quanto le sue potenziali vittime.
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